SANDER: GLI UOMINI DEL VENTESIMO SECOLO
August Sander nacque a Herdorf il 17 novembre 1876 da padre carpentiere e possidente di una masseria e di una miniera. Si appassionò alla fotografia grazie ad uno zio e nel 1901 divenne proprietario di un atelier a Linz, iniziando con un approccio pittorico, allora in voga in quegli anni. Nel 1909 si trasferì a Colonia e cambiò il modo di scattare: in quel periodo si cercava un rapporto più diretto e più semplice, una dimensione artistica mescolata ad una dimensione sociale documentaristica. In questi anni iniziò a raccogliere molti di quei ritratti che entreranno poi nell’opera della sua vita Uomini del ventesimo secolo.
Questo è uno dei progetti più ambiziosi della storia della fotografia, che vide una prima pubblicazione nel 1929 con il titolo Il volto del tempo comprensivo di 60 ritratti, che sfociò poi nel volume definitivo con 431 tavole (anche se nei suoi progetti le fotografie dovevano essere circa 2000).
Il suo ideale iniziale prevedeva sette capitoli, con 45 sottoclassi composte da 12 fotografie ciascuna, ma il progetto era troppo ambizioso e non riuscì a portarlo a termine. E cosa raccoglie Uomini del ventesimo secolo?
E’ la raccolti di ritratti della società tedesca organizzati attraverso categorie, nel tentativo di creare un enorme archivio, attraverso alcuni principi: chiarezza tonale, illuminazione omogenea, nitidezza ed impersonalità attraverso la scelta della frontalità di ripresa ed il rifiuto di espressioni forti da parte del soggetto. Importante per Sander era “Vedere le cose come sono” e portare avanti il concetto di serie e progettualità, con il fine di creare un libro.
Il volume parte dalle origini, quindi dai contadini e si dipana fino alla contemporaneità della metropoli. Scorrendo le sue pagine si vedono contadini al lavoro o che si accingono ad andare ad un ballo vestiti a festa, ci sono gli artigiani, gli artisti, i medici, gli avvocati, gli imprenditori e ci sono i poveri ed i mendicanti.
Le inquadrature che utilizzò sono a figura intera, seduto e solo il busto; i tagli sono frontali, laterali e di 3/4 ed il fondale è il suo studio o un luogo caratteristico per il personaggio.
Come sostiene la Sontag “Senza rendersene conto Sander adottava il suo stile al rango sociale della persona che fotografava”. Infatti sfogliando il libro si vede come i manovali abbiamo bisogno di scenografie ed oggetti più eloquenti che li definiscano, mentre le classi superiori sono in pose più naturali e ripresi in una sorta di zoom. Il fotografo si avvicina ai soggetti ai quali si sente più affine. I contadini sono ripresi a figura intera, i pittori con un primo piano. Inoltre quell’oggettività a cui aspirava veniva negata dalla stessa sua scelta di costruire un ordine e quindi dare un significato al suo lavoro. In fondo aveva deciso lui cosa includere e cosa escludere.
Con l’ascesa del nazionalsocialismo per lui arrivarono tempi duri: le sue lastre vennero distrutte e vennero sequestrate le copie del libro non vendute. Da una parte Sander aveva aiutato il figlio a stampare i volantini di partito e quindi su di lui gravano dei sospetti, dall’altro la società che Sander aveva rappresentato nel suo libro, disabili e poveri compresi, nel 1933 non rispecchiava quello che era l’ideale della politica tedesca.
Nel 1944 il suo studio venne distrutto dai bombardamenti e due anni dopo un incendio devastò la sua casa distruggendo 30000 negativi. Con il secondo dopo guerra si dedicò alla sistemazione del suo patrimonio fotografico e nel 1955 Edward Steichen gli inserì alcuni ritratti nella famosa mostra al Moma di New York The family of man. Il fotografo morì a Colonia il 20 aprile del 1964 ad 87 anni.
[Luisa Bondoni]