BUFFALO BILL E I BRESCIANI
I cittadini bresciani sono presenti in massa, con curiosità e qualche diffidenza, ad accogliere la lunga carovana, formata da quattro treni speciali, che portò in città, nel maggio del 1906, lo spettacolo di Buffalo Bill, il nome proprio era William Frederick Cody, detto “Lunghi capelli”: per l’occasione, in Piazza d’Armi venne montato un vero e proprio villaggio western, fra baracche di legno e tende indiane.
La fotografia dello Studio Negri immortala questo effimero villaggio western, sorto accanto al grande tendone da circo che si intravede alle sue spalle, popolato da quasi 500 persone – fra le quali 100 pellerossa – e 800 cavalli.
Buffalo Bill aveva visto crescere la propria fama col passare degli anni, anche grazie a scrittori e giornalisti che iniziano a raccontare le sue gesta, ingigantendole un po’. Buffalo Bill – siamo nel 1883 – conclude le sue gesta eroiche, sollecitato dalla fortuna che sta avendo il circo da poco inventato da Phineas Barnum: decide di mettere in scena il selvaggio West, le battaglie tra Indiani e uomo bianco, la caccia ai bisonti.
E’ lo stesso protagonista ad alimentare la leggenda di Buffalo Bill, trasformandosi in un vero e proprio attore, impersonando la riuscitissima parte dell’impresario di se stesso. Lo show di Brescia – due sole repliche, 12.000 posti a sedere su alte gradinate – attirò quindi migliaia di persone, anche perché, come recitavano i giornali cittadini del tempo, “la reclame veramente americana che è stata fatta da due o tre settimane ottiene l’immancabile effetto”. Ai vigili urbani il compito di vegliare sull’imponente afflusso e, come suggeriva ironicamente la stampa locale, sui “rivenditori di dolci e bibite che accorrono, giacchè l’occasione si propizia, a sfruttare un pochino l’America”.
Lo spettacolo, che si chiama “Wild West Show”, non è una semplice rappresentazione, ma qualcosa di emozionante e indimenticabile. Due i momenti centrali dello spettacolo che sollevano meraviglie e battimani: la messa in scena della battaglia di Little Big Horn e l’episodio del primo scalpo “per Custer”, nel quale Buffalo Bill vendica la sconfitta della battaglia uccidendo un indiano, Capelli Gialli, e prendendogli lo scalpo.
Il “Wild West Show” serve a raccontare all’Italia il selvaggio West e la mitica storia della Frontiera americana. La “macchina” dello spettacolo – come si vede anche nell’immagine – è efficiente: gli spostamenti di questa carovana gigantesca, che prevede centinaia di figuranti e migliaia di cavalli, vengono effettuati la notte, in modo da poter mettere in scena lo show ogni giorno in una città diversa.
Dello spettacolo fa parte, per un certo periodo, anche il leggendario capo Sioux Toro Seduto. Lo show in Italia passerà per ben due volte, nel 1890 (solo in cinque città) e poi nel 1906, per una tournée lunghissima che toccherà numerose città, per ben 119 spettacoli, fra i quali Brescia, zona di Campo Marte.
I Bresciani corrono a vedere. Lo spettacolo è imponente e presenta un mondo ai più sconosciuto: gli indiani vengono guardati con ammirazione ma anche diffidenza, per lo strano modo in cui sono vestiti e truccati, i grandi bufali e gli altri animali guardati con timore e apprensione, memori della leggenda che narrava come in appena 18 mesi Cody uccise più di 4.000 bisonti per rifornire di carne gli operai addetti alla costruzione della ferrovia: uno sterminio, si dice, voluto dallo stesso governo americano, al fine di mettere alla fame le tribù pellerossa presenti in zona e velocizzare i lavori.
[Marcello Zane]